@pixelpancho su Instagram: tra esseri umani e robot

Lavoro a Londra, ph. @hjh38
Lavoro a Londra, ph. @hjh38
Lavoro a Perth, ph. @sweet_72
Lavoro a Perth, ph. @sweet_72

Ho scoperto questo artista nei giorni del nostro #tellmeaboutpuglia grazie a Umit (@umitko), appassionata come me di street art, con la quale ho avuto modo di chiacchierare piacevolmente del modo in cui questa forma d’arte è  veicolata nel mondo di Instagram.

Così, sono rimasta affascinata da Pixel Pancho, artista fine dal tratto preciso e street artist originario di Torino, che ha uno stile molto riconoscibile e apprezzato. Specializzato nei murales, ha adottato una tecnica costante e uno schema contraddistinto dai colori legati alla terra, per donare ai suoi lavori un effetto vintage, che si contrappone all’idea di un mondo popolato da robot.

Murales a Lisbona, ph. @tulusana
Murales a Lisbona, ph. @tulusana

Sì, perché proprio i robot sono i suoi soggetti principali: gli attori delle scene ambientate tra mare, foreste e universi governati dalla fantascienza, che un po’ rimandano allo spielberghiano “Intelligenza Artificiale”. Il tema principale è dunque senza dubbio la rappresentazione umana e la sua alienazione nei confronti della società, sempre più meccanica, sempre meno umana, eppure simbolo di due anime che convivono in un unico corpo. Il punto di partenza della scelta del soggetto probabilmente rimanda al mondo immaginario maturato durante l’adolescenza, negli anni ’80 e ’90, quando il tema dei robot era rappresentato ovunque (tv, cinema, fumetti).

Murales a Lisbona, ph. @ezimute
Murales a Lisbona, ph. @ezimute

Pixel Pancho però ferma il tempo dei suoi robot in una epoca lontana, giocando tra modernità e passato e restituendo quella sensazione di decadenza (data anche dalla manifestazione della ruggine) che accompagna lo sviluppo industriale, stantio, e lo sviluppo delle relazioni sociali e umane, in forte crisi anch’esse. Le enormi figure di Pancho risultano così come umanizzate perché in cerca di continue emozioni o alla ricerca di un’anima vera, proprio come nel già citato film di Spielberg il piccolo robot David vuole disperatamente diventare un bambino vero per essere apprezzato e amato da genitori in carne e ossa (del resto Monica, la mamma adottiva, gli aveva letto “Le avventure di Pinocchio” di Collodi).

 

L’inquietudine, l’insicurezza sono senza dubbio i temi che emergono dai lavori di Pixel Pancho, denunciando un uomo che ricerca continuamente la perfezione, senza mai raggiungerla e che per questo racchiude entrambe le forme – umana e robotica – nel suo aspetto.

L’incredibile @pixelpancho conta 24 mila followers sul nostro amato social network – segno della sua internazionalità e della sua bravura – e oltre 2150 foto taggate con il suo nome #pixelpancho, che raccontano i suoi lavori, sparsi sui muri del mondo.

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