Alla ruota del mito: il Giro delle Fiandre

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Servizio a cura di Andrea Lasagna (@IgersCycling)

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Il team di viaggio è collaudato: si parte per questo blogtour con Cristiano di Viaggio Vero (@viaggiovero) e Orazio (@oraziospoto) di Igersitalia alla scoperta delle Fiandre, in occasione dell’evento sportivo più importante del Belgio: il giro delle Fiandre. L’obiettivo è vivere questa esperienza e raccontare il territorio sotto i nostri diversi punti di vista. A guidarci Irene di Fiandre Turismo che bombardo di domande già in aeroporto. Per IgersCycling è un’occasione imperdibile, quasi mistica: per un ciclista il pavé e i Muri delle Fiandre sono come la Gioconda per un appassionato d’arte.

A Ruiselede, alle porte di Bruges, visitiamo la fabbrica artigianale Jaegher che dal 1934 costruisce biciclette in lega di acciaio superleggere particolarmente adatte per affrontare il pavé. Le linee sono pulite ed essenziali e ogni singolo telaio viene costruito e personalizzato sulla base delle misure del ciclista. Per stemperare la tensione della gara imminente, la visita viene “innaffiata” da un’ottima birra locale che prende il nome di uno storico Muro, Kwaremont. Qua tutto trasuda ciclismo, non per niente in Belgio è sport nazionale e idolo indiscusso è l’atleta belga Tom Boonen che viene osannato come una rockstar.

Il giro delle Fiandre (Ronde van Vlaanderen in fiammingo ) è una corsa in linea maschile di ciclismo su strada, una delle cinque cosiddette “classiche monumento”, che si svolge ogni anno dal 1913 la prima domenica d’aprile e che porta da Bruges a Oudenaarde. Il giorno prima della gara dei professionisti 16.000 ciclisti amatoriali sfidano loro stessi sul percorso dei pro e provano a superare i propri limiti sui tratti in pavé e sui famigerati e tanto temuti Muri.

Il giorno tanto atteso arriva e alla partenza da Oudenaarde noto subito che lo spirito è diverso dalle gare in Italia: non c’è competizione estrema, ma si riscoprono gli antichi valori delle granfondo legate al puro “piacere di farcela” , quello stato di godimento e di appagamento che un ciclista prova a conclusione di un percorso di estrema fatica e sacrifico.

Si parte per il percorso di circa 135 km: non vedevo l’ora di provare sulla mia pelle e, ahimè, sulle mie gambe, cosa volesse dire affrontare muri in pavé con pendenza di oltre il 20% come il Koppenberg, il Patterberg e il Kwaremont, luoghi che fanno la storia del ciclismo da oltre un secolo. Nell’affrontarli tutti d’un fiato col cuore in gola e spingendo al massimo sulle gambe, ho capito cosa intendeva Eddy Mercx in una delle sue frasi più celebri: “Quando la strada sale non ti puoi nascondere”.

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Il percorso nelle campagne fiamminghe è un avvolgente viaggio in un paesaggio unico che scalda il cuore. Arrivato alla fine l’adrenalina e la soddisfazione sono al massimo che nemmeno mi accorgo delle vesciche formate sui palmi della mano a causa delle vibrazioni del manubrio sui tratti in pavé. Nessun problema, ho subito pronta la cura belga panacea di ogni dolore e ottimo reintegratore di sali: una birra trappista.

Rientriamo a Bruges e ci godiamo le meraviglie di questa città, che l’UNESCO ha dichiarato patrimonio dell’umanità, che ha preservato nel tempo i suoi antichi quartieri e le caratteristiche case, quasi si fosse addormentata per secoli. Bruges è un romantico museo all’aperto: un intreccio di storia e cultura fiamminga chiamata anche la “Venezia del Nord”.

Il giorno dopo tocca ai professionisti e l’atmosfera è quella dei grandi eventi sportivi: si tratta di una grande festa, ma il fermento tra il pubblico e la tensione tra i corridori è palpabile. Tutti i ciclisti sono accolti da un’ovazione del Markt, piazza principale di Bruges e incantevole scenario, teatro della partenza. L’ingresso in griglia di Tom “Tornado” Boonen, idolo locale, e di Fabien “Spartacus” Cancellara, campione svizzero, viene accompagnato da un boato, come gladiatori che entrano nel Colosseo.

Mentre i miei compagni di viaggio ne approfittano per una visita di Bruges e dei suoi musei, io mi trasferisco a Oudenaarde, arrivo del Giro . Visito il Centrum Ronde van Vlaanderen, museo dedicato al Giro delle Fiandre e ripercorro, in un viaggio virtuale fatto di passione e sacrifici, oltre 100 anni di storia della gara. All’interno degli spazi allestiti in modo coinvolgente c’è persino una bici simulatore di pavé, dove chiunque può provare cosa significhi pedalare sui ciotoli fiamminghi. Io ne ho avuto abbastanza e passo oltre. La gara dei professionisti viene vinta in volata dallo svizzero Fabien Cancellara, ma si tratta solo di un dettaglio, di un nome… a vincere è dal 1913 sempre il Giro delle Fiandre e la sua incredibile atmosfera di festa.

Arrivederci pavé, l’anno prossimo ti lancerò una nuova sfida.

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