Viaggio nell’Italia della #streetart con Instagram e PokémonGO

Murale di Palmas, fotografato da @illicina
Murale di Palmas, fotografato da @illicina

Servizio a cura di Annarita Dipace (@__annina__) Angela Biancat (@angycat) e Sara Meledandri (@_54r4_)

 

Lo sapevate? I graffiti italiani che fino a oggi vi abbiamo segnalato su Instagram, sono entrati a far parte di Pokémon Go.

L’ormai nota rubrica dedicata alla street art questa settimana vi propone un viaggio. Un viaggio scritto a più mani con il desiderio di realizzare una breve panoramica da Nord a Sud su alcune delle più interessanti manifestazioni dell’arte contemporanea più popolare, espressionista e democratica (per questo probabilmente così amata) che si conosca attualmente.

Non solo. Questa è anche l’occasione per indagare il fenomeno del momento: il popolare gioco Pokémon Go ha scelto di trasformare alcuni dei più bei graffiti italiani in Pokéstop (stazioni di ricarica) e Palestre (luoghi di allenamento dei Pokémon).

Seppur in ritardo rispetto al resto dell’Europa, l’Italia sta sviluppando tutt’oggi esperimenti urbani eccellenti attirando a sé i più importanti nomi della street art internazionale al pari delle maggiori città cosmopolite.

Divisi per aree, attraversiamo così virtualmente il lato più underground della nostra penisola scoprendo che la street art è più diffusa di quello che immaginiamo e se ne sono accorti anche in Niantic (la spin off di Google che con Nintendo è titolare di Pokémon Go).

NORD

Milano. La città più internazionale d’Italia è sicuramente tra le prime che ha accolto sui suoi muri la cultura della street art. Tra i numerosi progetti, indipendenti, noti e meno noti, va citato il Fonzies Tour. L’interesse per l’arte di strada infatti parte inaspettatamente dal famoso brand che ha organizzato un breve itinerario tra i  muri più famosi della città meneghina. La community di @igersmilano, che vi ha preso parte e lo ha documentato con il tag #fonziestour, ha così scoperto: Via Olona con il Muro KayOne (primo muro donato dal Comune a un writer), il Muro stadio Street Players in via Caprilli, piazza Minniti con i lavori di Boh 130 e Microbo, Muro Leoncavallo in via Watteau. Recentemente anche due ponti (in via Lagrange e via Pavia) sul Naviglio sono stati presi d’assalto da 8 artisti (dall’americano Austine Kofie al milanese Marco Teatro) con l’obiettivo di riportare l’attenzione su quella zona della città che è abbandonata al degrado. A differenza di altre città italiane, l’operazione ha trovato pieno consenso del Comune di Milano e della Soprintendenza ai Beni architettonici.

Anche il Friuli Venezia Giulia è un fervido terreno per la street art. Un’iniziativa già portata a conoscenza da @angycat è ad esempio quella del writer e iger @stailuan, grazie al quale alcune cittadine della provincia di Gorizia, negli spazi concessi dalle amministrazioni comunali, sono state riqualificate e rallegrate con 12 opere, le stesse che l’artista ha realizzato per i 12 mesi del calendario del suo personale progetto “Un anno con il sorriso” al quale è legato l’account  @behappyproject. In questa zona d’Italia tutte le opere di street art si cerca correttamente di raccoglierle con il tag #streetartfvg, che conta già oltre 200 foto.

In Veneto, a Padova, c’è da segnalare l’operazione a cura del Comune: Andrea Micalizzi, assessore al verde, ha preso atto della qualità e della forza di questa espressività in città per farne un progetto. Si tratta del progetto “Ahead Padova” tramite il quale si è pensato di dare colore al grigio delle periferie. E’ stato richiesto agli artisti dell’associazione Jeos, che comprende una dozzina di artisti tra cui Joys, Orion, Yama, Zagor, Axe, di dipingere sulle grandi superfici di 4 palazzi di edilizia popolare dell’Ater in zona Mortise, in via Carraro prima, poi in via Stella all’Arcella e successivamente in via Pizzamano in zona Vigonovese. Il progetto è partito da poco e già si vedono i risultati sui primi edifici interessati, un modo per valorizzare la periferia con una forma d’arte contemporanea  per dare valore a luoghi spesso percepiti dagli stessi cittadini come luoghi di “serie B”.

Il progetto #PadovaStreetart

Per coinvolgere attivamente la cittadinanza, in particolar modo le nuove generazioni, convincendole ad avere un occhio attento, critico e innovativo su quello che accade in città, il giovane grafico di Abano Terme, Marco Pittarello, 31 anni, ha creato Padova Street Art, il primo “social graffiti photomap” della città che cataloga e raccoglie la street art presente in città attraverso le immagini delle opere condivise sui suoi social network; in particolar modo su Instagram il tag #padovastreetart raccoglie oltre 430 media, ma chiunque può inviare la propria foto sul sito www.padovastreetart.com e contribuire giorno dopo giorno ad accrescere questa mappa virtuale dell’arte urbana padovana.

Chi sono gli artisti?

Ecco alcuni degli artisti coinvolti nel progetto.

Kenny Random, al secolo Andrea Coppo, classe 1971, è di sicuro lo street artist più famoso di Padova. Artista poliedrico, le opere più famose sui muri della città creano un forte segno distintivo e riconoscibile che si sviluppa per molte vie di Padova. E’ molto amato. I suoi lavori più noti – più fotografati e condivisi con l’hashtag #kennyrandom – si contraddistinguono per le “avventure” di una sagoma nera col cappello, realizzata con tecnica a stencil, che gioca con un arcobaleno, delle farfalle in volo, note musicali, bombolette spray da writer, bolle di sapone, elementi tutti rigorosamente colorati. Sono il contrasto e il gioco i tratti dominanti delle sue opere, che sembrano ricordare all’uomo “qualunque” (la figura in nero) il desiderio di cercare i propri spazi vitali, dati dai colori.

I suoi lavori si trovano ovunque, dal centro storico alla periferia, alla zona industriale e, divenuti pienamente parte della città, sono stati salvaguardati e protetti durante i lavori di ristrutturazione di alcuni edifici, segno di una attenzione artistica e culturale della città di Padova verso questa forma di comunicazione visiva. A lui la città ha dedicato una mostra e Kenny ha contraccambiato l’omaggio con l’iniziativa The Gift: una sfida per i cittadini a ricercare, tramite indizi lanciati sui social network, alcune delle sue opere nascoste in città, con la ricompensa di diventare legittimi proprietari dell’opera trovata.

La crew dei writer padovani EAD (Escuela Antigua Disciples) nasce negli anni ’90 a Padova dall’incontro di Boogie, Zhana e Stand, ai quali si sono aggiunti Rioth, Made, Joy, Trace, Vires, Noem, Zagor e Yama. Insieme diedero vita a una personale old school che proveniva dagli insegnamenti dei più vecchi bolognesi attivi già dalla seconda metà degli anni ’80.

Made 514: artista a tutto tondo, è il writer di Padova per eccellenza. La sua continua ricerca artistica e la voglia di sperimentazione lo portano costantemente ad arricchire i suoi lavori e le sue scritte, creando un vortice di linee, colori, forme che, partendo sempre dalle lettere, creano un gioco spettacolare dall’impatto quasi tridimensionale e molto grafico, che spesso è arricchito da figure umane e animali. La sua passione per la street art lo porta a esprimerla anche attraverso le tecniche più classiche, realizzando le tag come sculture o dipinti, o anche sperimentando nuove tecniche artistiche.

Joys: cultore del Lettering, è tra i writer della crew che ha rappresentato la sua tag nei modi più diversi. Lo studio meticoloso dei font ha portato Cristian Bovo a creare un mondo dalle visioni geometriche, unico, affascinante e colorato, di creare le scritte che veicolano il suo nome e i messaggi, non solo sui muri della città da riqualificare, ma anche spesso sulle serrande delle finestre di alcuni palazzi storici. L’effetto finale è un perfetto connubio tra le linee di una architettura del passato e quelle contemporanee delle sue bellissime lettere astratte.

In Emilia Romagna, i graffitari si esprimono dal 2002 grazie al progetto Icone, che a Modena unisce giovani street artist locali ai nomi più affermati sulla scena contemporanea con lo scopo di recuperare spazi degradati e quest’anno anche per porre l’attenzione sulle zone terremotate della provincia. La community di @igersmodena in collaborazione con Turismo Emilia Romagna ha lanciato un challenge per realizzare, attraverso le foto degli utenti geolocalizzate e condivise con hashtag #myER_StreetArt, una mappa di tutti i lavori di street art presenti nella Regione. Una sfida ambiziosa che potrebbe essere un ottimo spunto per una futura mappatura nazionale.

 

Collage di @franziskakir dal tag #myER_StreetArt
Collage di @franziskakir dal tag #myER_StreetArt

Le Officine Meccaniche Reggiane sono una parte importante della storia di Reggio Emilia: da quegli enormi cantieri sono usciti alcuni tra i più importanti aerei da guerra del ‘900. Lì hanno lavorato migliaia di persone e le loro storie sono diventate parte integrante della lotta al fascismo prima e della più grande occupazione operaia della storia d’Italia poi. Oggi, quelle stesse Officine, sono abbandonate a loro stesse: grandi scheletri muti costellati di macerie, vetri, immondizia che per alcuni sono diventati una casa, per altri un luogo di spaccio. Ma non è rimasto solo il degrado a popolarle: le Officine Reggiane oggi sono forse il più grande laboratorio di Street Art d’Europa. Lo sono diventate un po’ per caso, accogliendo dapprima pochi artisti in cerca di grandi mura da colorare, per poi trasformarsi in una leggenda capace di attirare street artist da tutto il mondo: Spagna, Inghilterra, Brasile, Stati Uniti.

Oggi sono migliaia gli interventi negli oltre 260mila metri quadri di capannoni e uffici. A documentare questo luogo unico al mondo è stato un gruppo di igers, capitanati da@igersreggioemilia, che, assieme alla Gazzetta di Reggio, è entrato all’interno dei locali per fotografare la situazione: Igers, giornalisti e fotografi professionisti hanno visitato l’area postando le immagini su Instagram utilizzando l’hashtag dedicato #instareggiane.

L’iniziativa è stata ripresa dalla Gazzetta di Reggio che ha dedicato un’intera pagina alla giornata e pubblicato una photogallery del “dietro le quinte”.

 

CENTRO

Nel centro Italia la street art ha certamente il suo cuore pulsante nella grande capitale romana, che è, ad oggi, il più interessante e vasto museo a cielo aperto dedicato all’arte di strada. Qui è una vera e propria tendenza artistica che appare come una rinascita culturale, attrattiva e addirittura turistica.

Se si vuole  vivere la città eterna attraverso questa forma d’arte, il percorso da fare parte dal quartiere Quadraro con M.U.Ro (Museo Urban di Roma), una mostra collettiva (permanente fino a quando tempo e condizioni atmosferiche lo permetteranno) di opere urbane realizzate appositamente per il piacere dei cittadini e, come spesso ormai accade, per il desiderio di rivitalizzare aree che sono in forte degrado. L’intento del progetto, secondo le intenzioni di David Diavù Vecchiato, non è quello di lasciare tracce provvisorie di arte contemporanea figlie di lavori clandestini, ma di puntare all’apertura di un vero e proprio museo permanente accompagnato da un festival nel quale veicolare mostre, installazioni, laboratori e incontri.

L’itinerario romano continua poi in via Ostiense, da Piramide, con i lavori di Moneyless, Matina Martini, Andreco, 2501, Ozmo, Tellas, Gaia, Herbert Baglione e Gaucholadri, molti dei quali sono stati addirittura mappati su Google. Via del Porto Fluviale accoglie invece i lavori di due dei più importanti street artist italiani, celebri anche sulla scena internazionale, Blu, il cui murales insiste sulla facciata di una ex caserma occupata, e Agostino Iacurci con i suoi inconfondibili giganti.

La Roma più underground e celata, eppure ugualmente affascinante, si può poi scoprire seguendo le orme di Jessica Stewart, giovane fotografa statunitense, blogger ma prima di tutto, storico dell’arte. Innamorata dell’Italia sin da bambina, ha deciso nel 2005 di venire a vivere a Roma, per studiare l’arte rinascimentale e barocca, ma è rimasta poi colpita dall’enorme produzione romana dell’arte urbana, pensando bene di dedicarle un personale e coscienzioso progetto di documentazione e catalogazione, con un reportage fotografico che ha dato vita al suo seguitissimo blog RomePhotoBlog, con il quale anche su Instagram, porta avanti il suo progetto di creazione dell’archivio della street art romana online, nel quale spesso si ritrova l’artista romana più seguita e nota sulla scena locale, Alice Pasquini (@alicepasquini).

A Pisa, siamo orgogliosi di possedere il “Tuttomondo” di Keith Haring, amatissimo dagli Instagramers: un vortice di omini alati e non, segni, volute, cuori, oggetti e animali, disposti in armonia su ben 180 metri quadrati di muro che Haring, invitato da un giovane studente pisano conosciuto a New York, decise – per fortuna! – di venire a dipingere nel 1989, oggi unico esempio di murales vincolato dalla Soprintendenza, segno della consacrazione a vera forma d’arte di quello che finora era solo un movimento di strada.

La community di @igersitalia davanti al Keith Haring di Pisa
La community di @igersitalia davanti al Keith Haring di Pisa

 

 

Dalla terraferma ci spostiamo in Sardegna. Anche qui massiccia è la contaminazione della street art. Da nord a sud diversi sono i comuni che hanno lasciato spazio a questa fresca e giovane arte, utilizzata come strumento di denuncia o più semplicemente come decoro urbano attraverso il quale poter trasmettere in modo efficace e immediato le antiche tradizioni del popolo sardo. Piccoli borghi come Palmas e Fonni, per esempio, vantano la presenza di straordinari murales realizzati con estrema minuzia che riprendono scene quotidiane e del folklore sardo. Tra gli artisti locali ricordiamo due grandi professionisti Angelo Pilloni e Pina Monne.

SUD

Scendiamo a Bari, città in cui la street art è riuscita a far parlare a lungo di sé sollevando non poche polemiche tra i più diffidenti e al tempo stesso a provocare stupore tra i più sensibili a questa forma d’arte. Nel 2010 viene lanciato il progetto CAP 70100 (City Art Project) promosso dal Comune di Bari in collaborazione con l’associazione V-ROOTS, col fine di riqualificare alcune aree della città attraverso la street art, quindi in tale occasione sono stati individuati alcuni muri da assegnare agli artisti, scritto un regolamento per l’arte urbana e istituito un albo dei writer baresi.

Successivamente, nell’aprile del 2013, la galleria Doppelgaenger ha proposto al Sindaco di Bari il progetto Fresh Flaneurs che prevedeva la presenza di street artist nazionali e internazionali con lo scopo di riqualificare con le proprie opere alcune aree della città. Artisti di fama internazionale come gli italiani 108, Ozmo e Sten & Lex, il trio belga degli Hell’O Monsters, il francese Eltono e lo spagnolo Sam3 hanno potuto lasciare a Bari il segno riconoscibile della loro arte.

Sempre in Puglia, spostandoci poco più a sud, si giunge a Grottaglie, cittadina in provincia di Taranto nota per l’antica lavorazione della ceramica. È proprio qui, dove il tempo sembra essersi fermato tra botteghe, artigiani e antiche tradizioni, che si riuniscono già da qualche anno i più grandi graffittari presenti sulla scena internazionale in occasione del Fame Festival tra i più importanti festival internazionali di street art. Tra gli artisti coinvolti ne ricordiamo alcuni tra cui Erica il cane, Giorgio D, Lucy McLauchlan Boris Hoppek. Grottaglie si è così trasformata in un grande museo a cielo aperto in cui il triste cemento dei palazzi ha preso vita grazie alle diverse forme e ai vivaci colori dei maestri graffittari.

Altra tappa fondamentale e senza dubbio non trascurabile nel sud Italia è sicuramente Diamante, cittadina in provincia di Cosenza, che vanta un ricco patrimonio di murales realizzati nell’ormai lontano 1981 dal maestro Nani Razetti in seguito al progetto “operazione murales” da lui stesso ideato: un vero e proprio evento culturale che vide coinvolti scrittori, pittori e poeti da tutto il mondo. Con tale manifestazione, ripetuta negli anni successivi, Diamante si è trasformata in un importante polo attrattivo per tutti gli appassionati di street art.

Con questo breve excursus speriamo di avervi fatto desiderare la scoperta di una Italia diversa, dalle molteplici realtà urbane valorizzate grazie alla street art, nella stessa maniera in cui è venuta a chi scrive raccontandone.

I progetti italiani qui elencati sono un bell’esempio di come la cultura possa essere manifestazione piena e consapevole dei propri cittadini e di una fruizione che va oltre la tradizionale concezione dell’arte classica. Gli street artist, uniti o solitari, stanno riuscendo nel tentativo di esprimersi riqualificando la città e liberalizzando l’arte stessa; una manovra, questa, che fa certamente bene alle nostre menti, al nostro cuore e al nostro Bel(lissimo) Paese.

Viaggio parallelo: tra i Pokéstop e la street art 

update 01 agosto 2016

Seguendo la scia del fenomeno del momento, vogliamo dedicare un capitolo tra i toni seri e scherzosi a un viaggio virtuale parallelo che si può fare in Italia grazie ai social e alla street art.

Avrete sicuramente sentito parlare infatti di Pokemon Go, il gioco della Nintendo per smartphone che ti permette di sfidare te stesso e gli altri, alla ricerca di Pokemon da catturare, con una novità rispetto al passato. Il gioco, un esempio di realtà aumentata con fini ludici, si pratica non rimanendo davanti a uno schermo, ma uscendo all’aria aperta sfruttando un sistema che permette di integrare la tecnologia della geolocalizzazione al gioco stesso.

Proprio per questo, oggetto di grande novità sono i punti di interesse che Pokémon Go permette di trovare lungo il tuo percorso di gioco, i cosiddetti PokéStop, luoghi propedeutici al gioco sparsi per la città ma che sono anche piccoli o grandi luoghi culturali.

Da Nord a Sud, molti PokéStop sono posizionati anche sui murales della città. Tra questi, troverete anche qualche disegno di poco rilievo, ma altri sono stimati lavori già ben noti.

Abbiamo provato a cercarne qualcuno per voi e con questa scusa vi invitiamo ad andare a scovarne altri, magari già presenti in questo articolo, da far girare su loro stessi per ottenere i bonus, non prima di averli anche instagrammati! Usate il tag #IGERSPOKEMONGO

Milano

@morenamenegatti segnala uno dei murales realizzati per il progetto WallArt nato a Milano per celebrare i 140 anni dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini. Il duo artistico OrticaNoodles (Walter Contipelli e Alessandra Montanari) realizzò lungo il muro del Convento della Visitazione una serie di 12 ritratti di grandi personaggi di Milano, tra i quali questo di Franca Rame.

Murale di Orticanoodles, Milano
Murale di Orticanoodles, Milano

Friuli Venezia Giulia

@angycat ci porta nella sua regione, alla scoperta di due dei numerosi PokeStop corrispondenti alle opere di Sqon. L’artista In Friuli Venezia Giulia è un’icona: in ogni angolo della regione si possono trovare i suoi celeberrimi gatti, che il writer e street artist ha realizzato anche in altre città d’Europa, come Barcellona e Amsterdam.

Una città molto prolifica sul doppio versante Pokémon-Street Art è Monfalcone, dove si possono trovare punti d’interesse per giocatori di Pokémon sui murales di Style1 e Aso.

 

 

Bari

Il murales di San Nicola è già nella mappatura della street art italiana. Poche righe più su infatti potrete trovare l’opera nello scatto dello stesso artista Ozmo. San Nicola, simbolo e patrono del capoluogo pugliese è rappresentato 3 volte (il simbolo numerico per eccellenza a lui attribuito) con 3 iconografie e re-interpretazioni d’arte differenti. Dello stesso progetto del 2013, nato dalla galleria d’arte che a Bari portò per la prima volta la street art con un filo logico, è parte il murales con i caratteristici giochi di cerchi di 108, Guido Bisagni.

Una cosa però va detta: i murales non sono accompagnati da didascalie precise. Speriamo che gli aggiornamenti previsti diano presto ai punti di interesse anche dei dettagli precisi su nomi e artisti, così l’app diventerebbe davvero un caso unico di come un gioco possa unire l’aspetto della scoperta culturale al divertimento.

Gamification e realtà aumentata: aiutateci ad arricchire questo racconto segnalandoci Pokéstop e Palestre che PokémonGo ha trovato nella vostra città.

Usate il tag #IGERSPOKEMONGO

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